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Processo Grillo, requisitoria finale: “Silvia non era consenziente”. In aula l’accusa ricostruisce la notte del 17 luglio 2019. Ciro: “Ho studiato giurisprudenza per questo”

È il giorno della requisitoria al Tribunale di Tempio Pausania. Dopo quasi sei anni dai fatti contestati, il procuratore capo Gregorio Capasso prende la parola per tirare le fila dell’accusa contro Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, imputati per violenza sessuale di gruppo.

Cala di Volpe

I fatti risalgono al 17 luglio 2019. I quattro giovani, allora diciannovenni, si trovavano in Sardegna, ospiti nella villa di famiglia di Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle. Quella sera, in discoteca, incontrano due ragazze coetanee, chiamate Silvia e Roberta, che accettano l’invito a proseguire la serata nella casa di Cala di Volpe.

Secondo la denuncia, dopo cena e qualche ora passata insieme, Roberta si addormenta sul divano. È in quel momento che Silvia sarebbe stata violentata: prima da Francesco Corsiglia, e poi, sempre secondo la ricostruzione della procura, da tutti e quattro gli imputati.

Il secondo capo d’imputazione

C’è anche un secondo capo d’accusa, legato a Roberta. Durante le indagini sono emerse immagini a sfondo sessuale scattate dai ragazzi mentre lei dormiva. Un atto che la procura contesta come un abuso inconsapevole. I quattro imputati hanno minimizzato l’episodio, definendolo uno scherzo, e negano qualsiasi violenza ai danni di Silvia, sostenendo che fosse consenziente. Ma la versione è stata smentita dalla diretta interessata nel corso di lunghe e articolate udienze, durante le quali ha risposto punto per punto a centinaia di domande.

Ciro Grillo: “Credo nella giustizia”

Oggi in aula erano presenti tre dei quattro imputati: Grillo, Capitta e Lauria. Proprio Ciro Grillo ha chiesto di rilasciare una dichiarazione spontanea. Si è alzato e ha preso la parola: “Nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o di qualcosa… Ho studiato giurisprudenza proprio per affrontare questo processo, ora sono praticante avvocato. Credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci”.

Durante la requisitoria, i tre giovani hanno seguito il racconto del procuratore Capasso dai banchi del fondo aula. L’acustica è pessima, si fatica a seguire, ma Grillo coglie alcune parole, forse una frase, forse un dettaglio che lo colpisce. Scuote la testa, come a dire che la ricostruzione non corrisponde alla verità. Poi abbassa lo sguardo e piange. Accanto a lui, Edoardo Capitta gli poggia una mano sulla spalla, in un gesto di conforto.

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