Ilaria Salis aveva annunciato il suo ritorno a Budapest con un post sorridente: “I’ll be marching in Budapest Pride”. Sarebbe stata la sua prima volta in Ungheria dopo l’arresto del 2023, protetta dall’immunità parlamentare. E invece no: la neoeurodeputata di Avs è stata invitata a restare lontana. A chiederle di rinunciare non è stata la destra di Orbán, ma i suoi stessi compagni locali, preoccupati che la sua presenza potesse alimentare tensioni e ritorsioni. Perfino Maja, l’attivista tedesca arrestata con lei, oggi in carcere e in sciopero della fame, ha espresso timori per le conseguenze della sua eventuale partecipazione.
Così Salis ha fatto marcia indietro e ha ripiegato su un’altra manifestazione, oggi a Diano Marina contro l’apertura di un Cpr. Ma la battaglia vera è a Strasburgo: la commissione JURI deve decidere se revocarle l’immunità parlamentare, su richiesta del governo ungherese. Il relatore del dossier ha già espresso una posizione dura: “Legittimare i reati attribuiti alla Salis significherebbe legittimare la violenza”. Il voto era previsto per il 24 giugno, ma è stato rinviato. Tutto slitta a dopo l’estate. L’iter dura già da sei mesi e potrebbe toccare il record di un anno. Ma per ora, Salis ha ottenuto il suo primo obiettivo: prendere tempo.