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L’agenda rossa mai ritrovata, il mistero di Tinebra e l’ombra della massoneria: ecco cosa cercano oggi i magistrati di Caltanissetta

Dopo La Barbera, ora tocca a Giovanni Tinebra: morto nel 2017, l’ex procuratore di Caltanissetta è finito virtualmente sotto inchiesta per il depistaggio che ha accompagnato per trent’anni l’indagine sull’omicidio di Paolo Borsellino. I carabinieri del Ros hanno perquisito tre abitazioni a lui riconducibili, su disposizione della Procura nissena.

L’agenda rossa “consegnata” e mai più vista

Un appunto firmato da La Barbera e datato 20 luglio 1992 racconta la consegna a Tinebra di una borsa e di un’agenda appartenenti a Borsellino. Ma quell’agenda, probabilmente la famosa rossa, è sparita per sempre. E non ci sono prove che la consegna sia realmente avvenuta. Nel novembre 1992, la borsa era ancora nell’ufficio palermitano di La Barbera. Perché se l’aveva già consegnata a Tinebra, era tornata indietro? Il documento lascia aperti scenari ancora più inquietanti: La Barbera avrebbe avuto tempo e modo per far sparire l’agenda, copiarla o manipolarla.

La loggia segreta e i sospetti sulla massoneria

Gli inquirenti oggi sospettano che Tinebra fosse affiliato a una loggia massonica coperta. Lo suggeriscono pentiti, verbali e l’ex Gran Maestro Di Bernardo, che lo colloca ai vertici del club Kiwanis di Nicosia, vicino agli ambienti massonici. Il giorno dopo la strage, Tinebra incontrò Bruno Contrada, uomo dei servizi segreti già sospettato di legami con Cosa nostra. Il Sisde fu centrale nell’accreditare il pentimento pilotato di Vincenzo Scarantino, smascherato solo anni dopo da Gaspare Spatuzza. Prima di lasciare Caltanissetta nel 2001 per diventare capo del Dap con Berlusconi, Tinebra chiese l’archiviazione del fascicolo che indicava Dell’Utri e lo stesso Berlusconi tra i possibili mandanti occulti delle stragi del ’92. Anche questo passaggio, oggi, torna a far discutere.

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