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GARLASCO, LE NUOVE TRACCE E LA TESTIMONIANZA CHE FA PAURA: “MINACCIATO PER AVER DETTO CHE SEMPiO FREQUENTAVA IL SANTUARIO”

Nel sacchetto dell’immondizia recuperato in via Pascoli a Garlasco ci sono soltanto due tracce genetiche: il Dna di Chiara Poggi e quello di Alberto Stasi. La genetista Denise Albani, incaricata dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, ha confermato che i tamponi eseguiti su vari reperti — un piattino di plastica, un sacchetto azzurro, le linguette di due Fruttolo e la cannuccia dell’Estathé — hanno restituito profili biologici compatibili con la vittima e con Stasi. Nessuna traccia, invece, riconducibile ad Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi finito nel mirino della nuova inchiesta. E l’indicazione sembra chiudere almeno uno dei filoni investigativi più discussi.

La testimonianza

Intanto, però, si apre un nuovo fronte legato a testimonianze ritenute sensibili. In particolare quella di Maurizio, un fedele del Santuario della Madonna della Bozzola, che ha dichiarato di aver visto più volte Andrea Sempio frequentare il luogo sacro insieme a un gruppo di amici. Tra questi anche Marco Poggi e, qualche volta, Chiara. “Io vedevo le gemelle Cappa, insieme a volte anche con Chiara, però Stasi no”, ha raccontato l’uomo a Mattino 5. “Sempio lo vedevo con un gruppo di amici. Qualche volta ho visto anche Marco Poggi… e ogni tanto anche Chiara, erano tutti nella stessa compagnia”.

Minacce

Un racconto che gli è costato caro. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Tempo, Maurizio sarebbe stato aggredito verbalmente e minacciato da altri fedeli al termine della processione del 31 maggio, mentre pregava con la moglie. Il suo “errore”? Aver parlato pubblicamente, rompendo il silenzio che da anni pesa sulla comunità. “Mi hanno detto che dovevo starmene zitto”, avrebbe confidato. Una dinamica che, ancora una volta, riporta l’attenzione sulla pressione ambientale che circonda chi prova a raccontare verità diverse da quelle emerse nei processi.

Due impronte misteriose

Sul fronte tecnico, la nuova analisi ha anche portato alla scoperta di due impronte mai esaminate prima. Una si trova sullo stipite della porta che conduce alla cantina, ed è stata rinvenuta durante il sopralluogo del 12 settembre 2007: secondo i consulenti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli è “comparabile”, anche se non attribuibile né a Sempio né a Stasi. L’altra è stata rilevata sulla cornetta del telefono, verosimilmente lasciata da Chiara mentre tentava di difendersi.

Restano ancora da analizzare 34 fogli di acetato, conservati per anni e utilizzati per rilevare le impronte digitali all’epoca. I primi test del sangue hanno dato esito negativo, ma i genetisti stanno tentando di estrarne eventuali profili biologici utili a capire se altre persone — ancora mai emerse — si siano trovate sulla scena del delitto. In attesa che il puzzle si ricomponga, l’unico fatto certo è che, a 17 anni dall’omicidio, a Garlasco parlare può ancora essere pericoloso.






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