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I maranza ora si muovono anche di giorno. E se nessuno li ferma, cresceranno ancora

Non si nascondono più. Non aspettano il buio, non si muovono più in branco solo nelle ore serali. I “maranza”, quel mix di bullismo da social, baby criminalità e vuoto educativo travestito da moda urbana, ormai si fanno vedere anche in pieno giorno, in pieno centro, in piena coscienza dell’impunità. Non hanno paura di nulla. E forse proprio per questo fanno paura.

I maranza sempre più liberi

Succede ovunque e il copione è lo stesso: gruppi di ragazzini, vestiti come gli idoli di TikTok, voci alte, telefoni sempre pronti a riprendere. Ma dietro all’apparenza c’è un altro volto: quello delle risse, delle urla, delle minacce, degli spintoni, dei furti, dei danneggiamenti. “Ragazzate”, qualcuno le ha chiamate. Ma non lo sono più. Se questi giovani crescono, diventeranno sempre più delinquenti. Perché sanno che nessuno può fargli nulla. Ogni anno, ogni settimana, ogni mese si formano sempre di più.

Perché oggi sono cento, tra un anno saranno trecento. E tra cinque saranno diecimila. “Come li fermi?”, è la domanda che nessuno ha ancora il coraggio di porsi seriamente, figuriamoci rispondere.

Intanto, i residenti e i turisti subiscono. C’è chi cambia strada per non incrociare i gruppi, chi evita i mezzi pubblici, chi smette di uscire dopo una certa ora. Ma ora anche questo non basta: se i maranza si sentono liberi di agire alle due del pomeriggio, nei vicoli affollati e tra le famiglie in gita, allora la questione non è più un problema di ordine pubblico. È un sintomo di resa. Minimizzare o giustificare, in questa fase, è irresponsabile. E pericoloso. Chi crea caos, compromette la serenità del territorio e semina paura va allontanato. Punto. Non si tratta di criminalizzare una generazione, che è in gran parte vittima di un vuoto adulto spaventoso, ma di riconoscere che senza deterrenza, senza regole e senza reazione, questi ragazzi continueranno a credersi invincibili.

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