Un nuovo elemento, piccolo ma potenzialmente cruciale, si aggiunge al giallo di Garlasco. Durante il secondo round dell’incidente probatorio sul delitto di Chiara Poggi, è spuntato un capello lungo circa tre centimetri, mai rilevato prima. Un reperto finora sconosciuto, rinvenuto all’interno di un sacco della spazzatura azzurro sequestrato otto mesi dopo l’omicidio, quando la famiglia Poggi rientrò nella villetta di via Pascoli dopo il lungo sequestro giudiziario.
Quel capello che può cambiare tutto
Quel sacchetto, rimasto conservato per anni, è ora al centro delle nuove analisi disposte dalla Procura di Pavia. Il capello, comparso giovedì mattina, poco prima che un blackout colpisse gli uffici della Questura di Milano dove si stava svolgendo l’incidente probatorio, sarà analizzato dai consulenti Denise Albani e Domenico Marchigiani, nominati dal gip Garlaschelli, per cercare di estrarne un profilo di DNA nucleare e identificarne l’appartenenza.
Il nuovo filone investigativo vede ora indagato Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Il suo DNA è stato acquisito coattivamente per confrontarlo con eventuali tracce emerse nella riesumazione dei reperti.
Non è la prima volta che i capelli tornano protagonisti nell’inchiesta
Già nel 2008 il genetista Carlo Previderè, su incarico della Procura, analizzò un mazzetto di sette capelli trovati stretti nel pugno di Chiara e altri 29 rinvenuti nelle pozze di sangue. Solo uno di questi era dotato di bulbo e dunque utile per l’estrazione del DNA nucleare, che fu attribuito alla vittima. Nella sua relazione, Previderè fu categorico: “In relazione a nessuno dei reperti analizzati sono state riscontrate caratteristiche genetiche riconducibili ad Alberto Stasi”.