Israele ha attaccato l’Iran con una strategia a tre punte: 200 aerei, 300 missili e droni-kamikaze già presenti sul territorio nemico, nascosti in case sicure e attivati dal Mossad. Obiettivi selezionati: siti nucleari, basi, radar, ma anche ufficiali di vertice e scienziati del programma atomico. Una mappa della distruzione costruita in anni di esercitazioni e infiltrazioni.
Ecco perché Tel Aviv ha accelerato
Secondo fonti israeliane, la decisione è arrivata in una finestra di opportunità favorevole: Hezbollah e Hamas indeboliti, l’Iran diviso internamente, copertura diplomatica indiretta da parte degli USA di Trump. L’Idf ha messo in atto una strategia testata sul campo da anni, mentre il Mossad avrebbe diretto le operazioni interne, individuando e concentrando i bersagli umani in un unico punto.
La vendetta di Teheran è già in moto. E anche gli ayatollah usano spie.
Oltre 80 morti, centinaia di feriti e basi devastate: l’Iran minaccia “punizioni esemplari”. Ma lo scontro non è solo militare: secondo fonti riservate, anche i pasdaran sarebbero riusciti a reclutare cittadini israeliani per operazioni mirate contro scienziati e ufficiali. Il conflitto entra ora in una nuova fase. E la guerra segreta tra intelligence rischia di deflagrare a cielo aperto.