Secondo la procura di Pavia, Chiara Poggi sarebbe stata uccisa da più persone e con più strumenti. È la nuova pista investigativa aperta con l’indagine su Andrea Sempio, in un fascicolo che contesta l’omicidio “in concorso con Alberto Stasi o con altri soggetti”. La tesi si fonda su una rilettura tecnica degli atti risalenti al 2007, a partire dall’autopsia eseguita dal medico legale Marco Ballardini, che già all’epoca aveva evidenziato “ferite da taglio e lesioni compatibili con pugni”. Elementi che non collimano con la precedente versione accolta nei processi a carico di Stasi, e che ora, secondo i magistrati, suggeriscono una dinamica di gruppo e un’aggressione multipla.
Il martello scomparso e le lesioni compatibili
L’arma del delitto non è mai stata rinvenuta, ma all’epoca fu segnalata la scomparsa di un martello “a coda di rondine” da un cantiere vicino alla villetta. Ballardini scriveva: “Ove non si voglia ipotizzare l’impiego di più strumenti si deve altresì riconoscere che lo strumento in discussione è stato talvolta impiegato in modo non contusivo”.
In particolare, Chiara presentava lesioni trasverse sulle palpebre, compatibili con “una violenza superficiale esercitata da un mezzo con un filo tagliente o una punta acuminata”. Il quadro generale delle ferite, spiegano gli inquirenti, rende plausibile l’uso di più strumenti e, di conseguenza, la presenza di più aggressori.
Colpi con oggetti non identificabili (e forse anche pugni)
Sempre Ballardini, nel referto, indicava che “il corpo contundente impiegato non è ascrivibile a uno strumento usuale di facile identificabilità”. Secondo la sua descrizione, l’oggetto usato aveva “superficie battente stretta, margini lineari, presenza di punta impiegabile anche singolarmente”. Alcune ecchimosi, inoltre, potrebbero essere state causate da colpi a mani nude.
Secondo la procura, l’insieme di questi elementi porta a concludere che almeno due persone fossero presenti sulla scena del delitto. La consulenza tecnica dei pm parla addirittura di tre soggetti, mentre le prove raccolte sinora ne suggeriscono due.
L’impronta 33 e le nuove tecnologie: “È il palmo destro di Sempio”
Un passaggio chiave riguarda la cosiddetta impronta 33, rilevata all’epoca con l’uso della ninidrina. Grazie a software e strumenti hardware oggi più avanzati, gli esperti incaricati dalla procura sono arrivati a una conclusione netta: “L’impronta è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio”, per “corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche”.
Casa Poggi in 3D: due anomalie da spiegare
Nel mentre, il Racis dei carabinieri sta elaborando una ricostruzione tridimensionale dell’abitazione. Obiettivo: chiarire due incongruenze. La prima riguarda tre gocce di sangue trovate davanti al divano, incompatibili con la dinamica accertata nei processi precedenti. Secondo i nuovi consulenti, potrebbero essere il risultato di un colpo al naso sferrato prima della fuga della vittima.
La seconda riguarda le tracce ematiche tra il terzo e il quarto gradino della scala che porta alla cantina. “Considerate le proporzioni complessive”, scrive il Ris, “non si esclude che la vittima, distesa lungo le scale a testa in giù, con il capo sul quarto gradino, abbia ricevuto un ulteriore e definitivo colpo alla testa”.
Le fascette, i vecchi reperti e le impronte rimosse
Sono intanto arrivati ai periti del tribunale 58 fascette para adesive usate dal Ris di Parma per la raccolta delle impronte. Tra i reperti riaperti figurano anche il tappetino del bagno con una traccia non ancora attribuita, i sacchetti della spazzatura mai analizzati, e le impronte lasciate da Alberto Stasi, tra cui quella sul portasapone, utilizzata nel processo come prova a suo carico.
Secondo la nuova linea investigativa, le “numerose impronte papillari sovrapposte” su quell’oggetto sarebbero state “rimosse”. Lo stesso vale per “le macchie verosimilmente dovute a colature di sapone”, compatibili con un uso frequente da parte di Chiara e della madre.