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Garlasco, la villetta al laser: ecco come i carabinieri provano a collocare Andrea Sempio sulla scena del delitto

Droni in volo, raggi laser e una ricostruzione in 3D della villetta di via Pascoli: è così che gli inquirenti vogliono riscrivere la scena del delitto di Chiara Poggi. Obiettivo: capire chi ha colpito, chi ha trascinato il corpo in cantina, chi ha richiuso la porta a soffietto. E soprattutto: se Andrea Sempio fosse davvero presente quel 13 agosto 2007. Secondo la nuova ipotesi accusatoria, l’amico di Marco Poggi potrebbe aver agito “insieme ad Alberto Stasi” o “con altri soggetti ancora da identificare”. Una pista che la procura di Fabio Napoleone non ha ancora chiarito del tutto, ma che ha rimesso in moto l’intero impianto investigativo.

Il RaCIS in via Pascoli

Il sopralluogo è stato affidato al RaCIS, il reparto scientifico dei carabinieri. Sette ore di rilievi, chiusi alle 17.45, in assenza dei genitori di Chiara. Rita Preda ha spiegato: “Non vogliamo fare previsioni. Per noi il colpevole c’è già ed è Alberto Stasi. Ma non ci opponiamo a nuove indagini. Restiamo disponibili e collaborativi”. I militari hanno misurato la scala interna, ispezionato la cucina — dove c’erano ancora gli avanzi della cena del 12 agosto — e il bagno, dove fu trovata una macchia di sangue. Ma il vero fulcro è ancora la cantina.

La scena del crimine riscritta

I magistrati vogliono “accertare le tracce e gli effetti materiali” del reato. Una nuova collocazione delle macchie di sangue, delle impronte e dei reperti potrebbe aprire la strada all’accusa di omicidio in concorso. Anche perché sotto le unghie della vittima è stato isolato DNA maschile non attribuibile a Stasi. E soprattutto c’è l’impronta “papillare 33” trovata sul muro della scala che porta al seminterrato: secondo una consulenza è di Sempio, per la difesa è spiegabile con l’amicizia con Marco Poggi.

Prove biologiche

Ora la procura punta all’incidente probatorio. Con nuove para-adesive, rilievi biologici e lo studio della Bloodstain Pattern Analysis (BPA), la scienza che analizza la dinamica di un’aggressione attraverso le macchie di sangue. Secondo la versione processuale, Chiara fu colpita alla testa in soggiorno, poi trascinata fino al telefono, colpita di nuovo e infine gettata giù per le scale della cantina. Ma alcune tracce non tornano.

Tre anomalie ancora aperte

Il Corriere della Sera segnala tre punti mai chiariti. Primo: tre gocce di sangue davanti al divano, forse legate a un colpo iniziale, magari al volto. Secondo: una traccia sul muro tra terzo e quarto gradino della cantina. Forse un colpo sferrato mentre l’aggressore era già sceso. Terzo: il passaggio sulla scala. I periti d’appello avevano calcolato che era quasi impossibile per Stasi non sporcarsi di sangue risalendo. Le probabilità? Vicine allo zero.

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