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“Quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano”: nuove intercettazioni, vecchie ombre. Sul caso Chiara Poggi tornano i Cappa, le telefonate anonime e un movente che ancora non c’è

“Quel cretino lì, se devono incastrarlo, lo incastrano”. A pronunciare la frase è Ermanno Cappa, imprenditore molto noto nel pavese, padre delle gemelle Stefania e Paola. È il 12 dicembre 2007 e il “cretino” è Alberto Stasi, all’epoca indagato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Le parole, intercettate e oggi riesumate dagli inquirenti, tornano a far rumore. Perché mentre l’inchiesta si riapre attorno alla figura di Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, la magistratura cerca nuove connessioni, nuove complicità, nuove omissioni. E proprio quelle intercettazioni — rimaste in ombra per anni — potrebbero contenere dettagli cruciali.

Chi sono i Cappa e perché avevano le chiavi della villetta

La famiglia Cappa aveva le chiavi della villetta di via Pascoli. Sapeva come disattivare l’allarme. Eppure, nonostante ciò, non è mai stata né perquisita né indagata. Almeno finora. Le nuove indagini stanno ricostruendo ruoli e rapporti, cercando di capire quanto fossero intrecciati con la famiglia Poggi. Stefania Cappa, intercettata al telefono con la madre, esplode: “Ho detto: potete prendermi tutta la casa, le biciclette, le scarpe, tutto! Ma il tutore di una persona malata! Voi mi fate ridere! E loro: Stefania calmati. No, io non mi calmo per un cazzo!”. Il riferimento è alla sorella, che portava un tutore alla gamba. In un altro colloquio, racconta: “C’era il comandante Cassese. E lui sa che io ho il carattere che veramente sputo sangue. E mi fa: bene Stefania. E io: bene un cazzo”.

Il clima dell’epoca: tra indignazione e spettacolarizzazione

In quegli stessi mesi, Stefania racconta di sentirsi al centro dell’attenzione mediatica. Ironizza su potenziali ospitate: “Se dico che mi hanno interrogata, mi becco cinquantamila euro per Matrix e centomila per Porta a Porta!”. E non manca di commentare con disprezzo la figura di Alberto Stasi: “A chi è che non sta sul cazzo? E questo ha avuto il coraggio il martedì sera di andarsi a fare la partitina a calcetto”. E poi: “Ti saprei dire nomi e cognomi delle ex e delle nuove di Marco Panzarasa e Alberto Stasi… ho di quelle informazioni che ci vediamo domani al bar dell’università e ti faccio vedere il mondo!”.

Le telefonate anonime e i sospetti su Stasi

La mattina del 13 agosto 2007, Chiara Poggi riceve sei telefonate. Due alle 9.44 e alle 10.17, poi altre quattro a distanza regolare: 11.38, 12.46, 13.27 e 13.30. Tutte anonime. Gli inquirenti dell’epoca sospettano che a effettuarle fosse Stasi, da casa, tramite un’utenza fissa che aveva la disattivazione permanente del numero. “La disabilitazione permanente della visualizzazione del numero chiamante risultava presente solo sull’utenza fissa relativa all’abitazione di Alberto Stasi e su quella dell’agenzia viaggi, quel giorno chiusa per ferie”, si legge negli atti. E poi ci sono le 21 chiamate di Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi oggi indagato. Tre di queste partono dal suo cellulare: il 4, il 7 e l’8 agosto.

Andrea Sempio, l’amico “che non aveva mai chiamato”

Sempio, oggi al centro dell’inchiesta, non aveva mai chiamato Chiara prima di quei giorni. Poi, improvvisamente, lo fa più volte. Per gli investigatori è un comportamento anomalo. Si indaga sul possibile legame con la ragazza, finora mai chiarito. Ma più in generale, si cerca di capire se possa esistere un secondo colpevole, o un correo. “Si tratta di un’ipotesi senza prove”, specificano i magistrati. Ma resta il dato del DNA, che indica almeno una seconda presenza nella villetta. E resta il sospetto che l’omicidio possa essere stato pianificato da più mani.

Il testimone che accusa, poi ritratta

Marco Demontis Muschitta, testimone che inizialmente dichiarò di aver visto Ermanno Cappa la mattina del delitto, poi ritrattò. Ma anche il suo telefono viene intercettato. Al padre dice: “Io lo so che avevo ragione”. E il padre risponde: “Lo hanno fatto per proteggerti. Magari altri testimoni dicevano che quella persona lì era da un’altra parte e tu eri incastrato. Però loro hanno l’informazione e su quella basano il loro lavoro”. Muschitta verrà querelato da Cappa per calunnia, ma sarà assolto in via definitiva.

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