Ecstasy, funghi allucinogeni, Adderall e soprattutto ketamina. Non è una leggenda metropolitana, ma il ritratto che il New York Times restituisce dell’uomo più ricco del mondo, nel momento in cui chiude la sua breve ma rumorosa esperienza nel governo Trump. Ufficialmente era il capo del “Doge” – il Dipartimento per l’efficienza governativa – ma nei fatti Musk è stato un copresidente ombra, investendo personalmente quasi 300 milioni di dollari nella campagna elettorale di The Donald. E pare l’abbia fatto in uno stato di coscienza piuttosto alterato. Il Times racconta che il consumo di sostanze “andava ben oltre l’uso occasionale”. Musk parlava liberamente della quantità di ketamina assunta, al punto da aver sviluppato effetti collaterali cronici alla vescica. Viaggiava con una scatola giornaliera piena di pillole – circa venti – tra cui alcune con i segni distintivi dello stimolante Adderall. Un cocktail degno di un rave, più che della West Wing.
Il Doge di Mar-a-Lago: insulti, gesti ambigui e silenzi tossici
Se sia stato fatto uso di droghe anche durante il suo incarico alla Casa Bianca non è chiaro. Ma alcuni segnali non sono passati inosservati. Musk ha insultato pubblicamente altri membri del governo, ha dato risposte sconnesse in interviste ufficiali e ha esibito il braccio teso in un gesto discutibile durante un comizio. Scene che, sommate, hanno fatto emergere un quadro sconcertante.
Lui aveva sempre detto di usare ketamina “un paio di volte al mese” contro la depressione e di essere contrario alle droghe illegali. Ma, secondo il Times, la realtà sarebbe molto diversa: uso quotidiano, spesso mischiato ad altre sostanze, con una soglia tra uso terapeutico e ricreativo ormai completamente saltata. I suoi collaboratori, si legge, sarebbero “preoccupati per gli sbalzi d’umore” e per un’altra ossessione crescente: fare figli.
Quattordici figli (con riserva) e teorie nataliste
Perché mentre la politica americana lo applaudiva per l’efficienza (presunta), la sua vita privata si trasformava in una serie Netflix non richiesta. Musk oggi ha almeno 14 figli confermati, ma potrebbero essere di più. Alcuni sarebbero nati da inseminazioni artificiali e relazioni parallele, in linea con la sua adesione al “natalismo” militante, una visione secondo cui l’umanità deve ripopolarsi – possibilmente a sua immagine e somiglianza.
Il tutto condito da battaglie legali con ex compagne, tensioni familiari e una gestione sempre più confusa del suo “clan biologico”. L’ultimo episodio riguarda proprio il figlio X, portato con sé nelle apparizioni ufficiali a Mar-a-Lago e alla Casa Bianca, nonostante le proteste della madre, la cantante Grimes. Quando i giornalisti hanno notato un livido vicino all’occhio del bambino, Musk ha risposto candidamente: “L’ho sfidato a darmi un pugno in faccia, e ha vinto”.
L’addio al Doge? Solo una pausa, parola di Elon
Adesso Musk lascia il Doge con un bilancio ben lontano da quello annunciato: solo 32 miliardi di tagli documentati contro i 2mila promessi. Ma niente drammi, assicura lui: “Non è una fine, ma un inizio. Quando Trump avrà bisogno di me, io ci sarò”. Per chiudere con stile, ha anche fatto i complimenti al presidente per aver ridipinto d’oro il soffitto dello Studio Ovale. L’epilogo perfetto di un’esperienza che doveva razionalizzare la burocrazia americana e che invece lascia il dubbio che qualcuno, da mesi, stia scrivendo la sceneggiatura di un’allucinazione collettiva.