Gianni Bruscagin non è più un nome nell’ombra. Dopo anni di silenzio, il testimone che ha rilanciato pubblicamente nuove ipotesi sul delitto di Garlasco si è mostrato in volto in un servizio delle Iene andato in onda su Italia 1 il 27 maggio, realizzato da Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese. Bruscagin sostiene di essere stato diffamato dall’avvocato Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, e spiega così la sua decisione: “Ci metto la faccia perché sono stato diffamato pubblicamente dopo la messa in onda del servizio della settimana scorsa, in cui ho parlato della rivelazione di una donna incontrata in ospedale su Stefania Cappa”.
Il racconto e i foglietti di Bruscagin
Bruscagin sostiene di aver ricevuto, da due persone ora decedute, un racconto risalente al giorno dell’omicidio di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007. Secondo quanto riferito, la cugina della vittima, Stefania Cappa (mai indagata), sarebbe stata vista in stato di agitazione mentre cercava di entrare nella casa della nonna con un borsone. L’abitazione si troverebbe nei pressi del canale di Tromello, la stessa zona in cui, pochi giorni fa, sono state avviate ricerche subacquee per una possibile arma del delitto.
Alle Iene, Bruscagin ha mostrato per la prima volta i famosi bigliettini su cui appuntò all’epoca i dettagli del racconto ricevuto. “L’ho fatto per non dimenticare. Ho detto la verità, non ho paura di niente”.
Le accuse a Tizzoni
Nel servizio, Bruscagin ricorda che, subito dopo il delitto, fu lo stesso Tizzoni a contattarlo. “Mi ha chiamato e ci siamo visti, mi ha chiesto aiuto. Mia mamma lavorava da sua mamma. Quando gli parlai di Stefania Cappa mi ha stoppato: secondo lui non si poteva fare niente perché c’era già una pista in corso. Non mi ha mandato dai carabinieri, ma io ho parlato con un colonnello che conoscevo. Mi disse che rischiavo di finirci di mezzo io. Era di Milano, mi mise in allerta: diceva che quelli che si occupavano del caso non erano affidabili”.