Home EDITORIALI Harvard, stranieri e miliardi: il nuovo reality di Trump

Harvard, stranieri e miliardi: il nuovo reality di Trump

Bentornati nel Trump Show, la serie più longeva d’America. L’ultima puntata va in onda direttamente da Truth Social, dove il presidente Donald Trump – sempre lui, perché per i fan non c’è Biden che tenga – ha deciso di prendersela con Harvard. Di nuovo.

L’accusa? Troppi stranieri, troppi soldi, troppi segreti. Un mix perfetto per l’ennesimo post da standing ovation tra patrioti offesi e teorici della cospirazione. “Vogliamo i nomi!”, scrive Trump con la foga di chi ha appena scoperto che all’università più famosa del pianeta non si entra col cappellino MAGA, ma con meriti, borse di studio e – orrore! – passaporti non americani.

Secondo lui, il 31% degli studenti di Harvard viene da paesi stranieri. Paesi che, testuali parole, “non sono proprio amici degli Stati Uniti”. Tipo? Non si sa. Ma nell’immaginario trumpiano basta che parlino con accento per diventare automaticamente sospetti. Harvard, dice lui, deve smettere di chiedere soldi al governo. Deve usare i suoi 52 miliardi di dollari (non milioni, ma fa niente) e zitta. È la versione Ivy League del “fatevi gli affari vostri”.

Nel frattempo, la sua amministrazione ha tolto a Harvard (e non solo) quasi 2.5 miliardi di dollari in borse e sovvenzioni pubbliche per la ricerca. Colpiti tutti: dalla scienza medica agli studi ambientali, passando per l’agricoltura e l’edilizia. Se cercavi il nemico pubblico della conoscenza, eccolo: non lo studente iraniano di fisica teorica, ma la biro rossa del Dipartimento della Difesa.

Ma che importa? Il punto non è il merito. Il punto è il nemico. Harvard diventa così il bersaglio perfetto: élite, cervelli, multilingue, internazionali. Tutto ciò che un certo tipo di elettorato non riconosce più come “America”. Meglio attaccare chi studia che chi spara fake news. Meglio urlare “dateci i nomi!” che finanziare il prossimo vaccino.

E così si chiude un’altra puntata. In attesa del prossimo colpevole, il copione è chiaro: chi sa, chi pensa, chi studia – è sospetto. Meglio restare ignoranti, purché patriottici.

E Harvard? Non risponde. Perché, in fondo, discutere con chi scambia la cultura per una minaccia è come fare un dibattito accademico… con uno slogan da cappellino.

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