“The man who dies rich dies disgraced.”
Così scriveva Andrew Carnegie, industriale d’acciaio e filantropo con la barba da profeta. Ma chi l’ha presa sul serio nel 2025 è uno che, d’acciaio, ha solo gli occhiali: Bill Gates.
Nella newsletter pubblicata l’8 maggio 2025 su Gates Notes (sì, esiste ancora), l’ex guru di Microsoft e attuale salvatore di tutto tranne che di Clippy, ha annunciato che la Gates Foundation chiuderà i battenti nel 2045. Ma non è una resa, anzi: è un “closing act” alla grande. Entro quella data, Gates promette di donare praticamente tutto il suo patrimonio.
“People will say a lot of things about me when I die,” scrive, “but I’m determined that he died rich will not be one of them.”
E già immaginiamo i necrologi tra vent’anni: “Bill Gates, filantropo, visionario, ex nerd di successo, morto povero ma con stile.”
Il motivo? Secondo Bill, è il momento giusto per accelerare. I progressi nella scienza, nei vaccini, nella terapia genica, e perfino nell’Intelligenza Artificiale al servizio della salute e dell’educazione, gli fanno credere che i grandi obiettivi si possano raggiungere molto prima del previsto.
Non serve essere cinici: in 25 anni la Fondazione ha fatto cose notevoli. Ha vaccinato milioni di bambini, investito in agricoltura sostenibile, e sviluppato più software educativi di quanti ne abbia mai partoriti il Ministero dell’Istruzione italiano. Ma oggi Gates vuole passare alla fase finale: raddoppiare le donazioni, spingere sull’innovazione, e lasciare questo mondo con la sensazione di aver fatto il suo. E il nostro.
Ma attenzione: non è la favola del ricco buono, né l’ennesimo trailer di un biopic su Netflix. È l’atto politico di un miliardario che ha capito che fare soldi è un’arte, ma spenderli bene è un dovere.
Del resto, in un mondo dove Elon fa i razzi, Bezos si fa le barche, e Zuckerberg si fa il Metaverso (male), Gates si fa da parte. Lascia tutto. Chiude tutto. E dice: io ho già avuto. Ora tocca agli altri.
Certo, c’è chi dirà che è troppo tardi, troppo orchestrato, troppo… “filantropia Silicon Valley-style”. Ma se nel 2045 le morti infantili saranno dimezzate, i vaccini distribuiti ovunque, e l’IA insegnata alle scuole rurali del Kenya come ai licei di Boston, magari toccherà anche a noi rivedere quel giudizio.
E a Bill non toccherà più sentirsi dire: “sei solo quello di Windows”. Ma magari: “sei quello che ha spento il PC, e ha acceso qualcosa di più grande.”